Non c'è sicurezza senza libertà - Il fallimento delle politiche antiterrorismo

di Mauro Barberis (ed. Il Mulino, 2017)

Copertina del libro Non c'è sicurezza senza libertàGenovese, Ordinario di Filosofia del diritto a Trieste, Mauro Barberis è uno degli studiosi più noti del dibattito politico-giuridico dell’attuale scenario locale (scrive sulle pagine del Secolo XIX) e nazionale. Proverbiale la sua vis polemica, accomunata però a una saldissima preparazione teorica che ha dimostrato nel tempo con opere di storia della cultura giuridica (fondamentali i suoi studi sul tardo Illuminismo giuridico), di teoria generale del diritto (ad es. Etica per giuristi, Laterza 2006), e di riflessione generale sul’evoluzione della dimensione giuridica continentale (ad es. Europa del diritto, il Mulino 2008).

Il tema della sicurezza è sicuramente tra i più sondati in questa fase storica, trasformato anzi in arco di volta dell’intero sistema del consenso politico. Le scelte su sicurezza e diritto penale danno dividendo elettorale, e dunque scatenano interventi di ogni sorta, generano sedicenti “esperti”, provocano letture surreali delle evidenze statistiche. Insomma si lavora sulla percezione e non sulla realtà, sul senso comune e non sul dato scientifico. L’agile volume di Barberis (136 pp.) ha il grande merito di muoversi nel senso esattamente opposto, prendendo anzi per presupposto la coppia concettuale, ossimorica in base al senso comune, sicurezza/libertà.

Volume agile, si diceva, e tema attuale, ma – attenzione – non certo un istant-book. Il taglio, da subito, è quello dello ricercatore che si muove con naturalezza tra fonti e bibliografia latamente giuridica, ma anche filosofica, e filosofico-politica in particolare.

La storia della cultura giuridica e politica liberale è ben richiamata e con ciò si dà conto del modo in cui il tema sicurezza/libertà abbia attraversato il pensiero occidentale, e tralasciando l’età antica, il ragionamento parte dai due giganti, Machiavelli e Hobbes fino ad arrivare alle elaborazioni di Foucault. Spazio ampio è riservato, come naturale, all’attuale quadro della teoria costituzionale e ai suoi diversi filoni, fino allo scontro tra stato costituzionale e “governance globale” dopo l’Undici Settembre.

ll libro segue l’idea secondo cui la sicurezza è un principio costituzionale, ma va necessariamente bilanciato da altri principi supremi. Barberis insiste dunque sul fatto che gran parte delle misure antiterrorismo non rispondano a tale criterio, sproporzionate, non adeguate, irrazionali. Dunque il bilanciamento libertà/sicurezza non è correttamente realizzato, quando invece – e qui Barberis segue i suggerimenti di Cass Sunstein – le limitazioni alla libertà dovrebbero avere chiara base legislativa e dovrebbero essere formulate in termini generali ed astratti, senza bilanciamenti “caso per caso” (e su suggestione della presunta opinione pubblica) ma seguendo principi, appunto, generali. Le democrazie liberali non dovrebbero cioè abdicare alla loro tradizione giuridica, rifiutando il campo di battaglia proposto dal terrore, quello islamista in particolare.

In conclusione il libro di Barberis si segnala, nell’attuale dibattito sulla sicurezza apparentemente ricco di contributi ma per lo più privo di riflessioni documentate, come uno dei pochissimi realmente fondati su chiari presupposti teorici e fattuali, gli unici veramente necessari per un corretto, e scientifico, approccio al tema.

 

 

Riccardo Ferrante
Dipartimento di Giurisprudenza

 

 

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