Breve storia di una dolorosa separazione: la Biblioteca Universitaria e l’Università degli Studi di Genova

Breve storia di una dolorosa separazione: la Biblioteca Universitaria e l’Università degli Studi di Genova

La libreria dei GesuitiQuella che oggi conosciamo come Biblioteca Universitaria Genovese (che in seguito chiameremo BUG) è stata per oltre tre secoli semplicemente la Biblioteca dell’Università degli Studi di Genova. Prima fu la Libreria del Collegio dei Gesuiti, poi divenne la Biblioteca dell’Università della Repubblica di Genova, poi la Biblioteca dell’Università della Repubblica Ligure e poi ancora la Biblioteca della Regia Università di Genova e in ultimo la Biblioteca dell’Università degli Studi di Genova ed è solo alla metà del secolo scorso che avviene la separazione tra quella che diventerà la BUG e l’Ateneo.

Con la caduta del fascismo il Ministero della pubblica istruzione modificò la sua articolazione interna creando tredici direzioni generali tra cui quella per le accademie e le biblioteche: venne cosi avviato l’iter normativo che portò (insieme con altre ragioni di carattere logistico) al distacco della BUG dall’Università degli Studi di Genova. Fatta la cronistoria di quello che è stato il percorso amministrativo, proviamo ora a ricostruire come sono cambiati gli spazi che fin qui sono stati occupati dalla BUG. All’inizio, quando il palazzo del Rettorato era ancora il Collegio dei Gesuiti, la Libreria si trovava (e tutt’ora si trova) in uno spazio parallelo a quella che è oggi l’aula della Meridiana.

Nei primi anni dell’Ottocento questo spazio non fu più sufficiente e la biblioteca s’ingrandì occupando l’aula della Meridiana e la grande galleria che collegava i due ambienti, mentre l’attuale sala Ligure divenne l’ufficio del bibliotecario.

Un secolo dopo nuovamente gli spazi furono insufficienti, così venne deciso di adibire l’attigua chiesa sconsacrata di Sant’Ignazio a Biblioteca. La nuova sede della biblioteca della Regia Università di Genova venne inaugurata nel 1935; venti anni dopo la biblioteca si staccava, amministrativamente, dall’Ateneo e passava sotto la gestione di quello che è oggi il Ministero per i Beni e le attività culturali divenendo così l’attuale BUG.

La libreria del collegio nel SeicentoL’Università nel frattempo passava dal centinaio di iscritti, di fine Seicento, agli attuali 32.800 e se fino agli anni Quaranta del secolo scorso quasi tutta l’attività dell’Ateneo si svolgeva in Balbi 5 (con l’esclusione di Medicina), l’entrata in funzione del polo scientifico di San Martino diede inizio all’espansione dell’Ateneo su tutto il territorio cittadino. Questa breve storia è premessa necessaria per comprendere il futuro della BUG e delle decine di biblioteche dell’Università di Genova sorte con la creazione prima delle Facoltà universitarie, poi degli Istituti e successivamente dei Dipartimenti. Questione che in questi mesi è al centro di un confronto, anche aspro, sia nel mondo universitario sia sulla stampa cittadina e che ha ricadute dirette su tutta l’area umanistica che gravita sul polo di via Balbi. Di certo l’autonomia della BUG venne decisa per meglio sfruttarne le potenzialità e per accrescere la qualità del servizio: una scelta certamente motivata e tutt’ora valida. Dopo mezzo secolo emergono però alcune contraddizioni che, con la speranza di non essere equivocato, si ritiene utile evidenziare. La prima criticità è l’interruzione di una continuità storia e fisica tra l’Ateneo e la “sua” biblioteca (fortunatamente è ancora possibile ricucire questa cesura, in particolare per la parte che riguarda l’antica libreria del Collegio). Altra criticità (ed è, forse, la più rilevante) è la perdita di una specifica ragion d’essere della BUG. Ovviamente si tratta di affermazione impegnativa, che può essere anche equivocata e che quindi va esplicitata con cura.

Come si è visto quella che era la Biblioteca dell’Università degli Studi di Genova fin dalle sue origini è stata una biblioteca a vocazione fortemente specialistica visto che era al servizio dell’attività di ricerca e di didattica dell’Ateneo. L’acquisita autonomia da parte della BUG ha collocato quest’ultima in una zona di mezzo, un territorio dai confini incerti che, di certo, non l’ha aiutata nel costruirsi una propria e specifica identità culturale.

Proviamo a elencarne i motivi: la nuova struttura non poteva essere una biblioteca “generalista” come ad esempio lo sono le biblioteche civiche (la Berio in primis) dal momento che le biblioteche civiche hanno come loro riferimento l’insieme dei cittadini e questi hanno conoscenze, interessi, modalità di fruizione del prodotto culturale estremamente differenziati. Né la nuova BUG poteva essere una biblioteca specializzata come lo era stata fin dalle sue origini, quando era unicamente al servizio degli studi universitari (fatto che fino agli anni Settanta veniva riservato a una fascia molto ristretta della popolazione e rappresentava l’apice del sapere specialistico). Questo perché nel frattempo l’Università aveva creato le Facoltà, successivamente gli Istituti e in ultimo i Dipartimenti estendendosi su tutto il territorio cittadino. La conseguenza di questo è stata che ogni Facoltà, Istituto, Dipartimento si è costruito nel tempo la sua biblioteca. Queste ultime possono essere più o meno grandi e più o meno efficienti, ma tutte, comunque, sono connotate dall’avere dei caratteri fortemente specialistici. Questo sta a significare che per quanto possa essere stata accorta la gestione della BUG di fatto in questi anni ha inevitabilmente perso la sua funzione di biblioteca specialistica. Oggi la BUG, ad esempio, non può più “competere” (per ciò che concerne il sapere giuridico) con la Biblioteca di Giurisprudenza o con le sez. di Storia del Diritto; oppure, cambiando campo d’interesse, con quella di Italianistica, di Antropologia, Glottologia ecc.

Di certo l’enorme patrimonio culturale della BUG e il compito che per legge le spetta; tutelarlo, accrescerlo e valorizzarlo anche attraverso l’istituto del deposito legale, rende quanto mai centrale il suo ruolo, ma non è di questo che si discute. Quello che qui si vuole evidenziare è che la scissione della BUG dall’Ateneo genovese ha di fatto creato due realtà parallele che, pur avendo come riferimento la medesima utenza, quella che gravita intorno al mondo universitario, non sono riuscite a costruirsi dei canali di comunicazione in grado di interagire tra loro.

Ora si propone di fare un gioco e di pensare, per un attimo, che tutti noi si viva nel migliore dei mondi possibili. Ne consegue che chi scrive non ha nessun doppio fine, nessun collega della BUG si riterrà leso nella sua autonomia, a nessun docente universitario verrà in mente di pronunciare frasi quali: “quel libro deve stare qui perché è stato comprato con i miei fondi”, il personale impegnato nelle biblioteche dell'Università sia tutto preparato, disponibile e rispettato per la sua professionalità e, infine, tra le diverse pubbliche amministrazioni ci sia una simbiosi di amorosi sensi tutti tesi al bene comune. Con tale stato d'animo proviamo a dare la parola al bambino del “Re nudo” offrendogli la possibilità di porre delle domande. Non è certo – ma non lo si esclude – che la prima possa essere: perché non esiste un catalogo elettronico che comprenda oltre al patrimonio delle biblioteche comunali e dell'università anche quello della BUG? Un catalogo che funzioni come una sorta di mediatore tra le informazioni reperibili sul “territorio” e quelle presenti in ambito nazionale e internazionale? Un’altra domanda potrebbe essere: perché non provare ad affrontare insieme un tema diventato fondamentale nella società contemporanea, quello del libero accesso all'informazione, questione che oltre a riguardare la ricerca scientifica coinvolge direttamente lo stesso principio di cittadinanza e che in una società sana verrebbe considerato un Bene non divisibile, al pari dell’acqua e della salute?

A giorni la nuova BUG sarà pienamente operativa, si tratterà di un evento di rilevanza enorme che inciderà non poco nella vita culturale della Liguria e che, se pur indirettamente, riguarderà anche l’Ateneo, soprattutto per due specifici aspetti. Il primo concerne il progetto, da anni in gestazione, della grande biblioteca di area umanistica che necessariamente dovrà essere ripensato, in particolare se le enormi potenzialità attrattive della nuova BUG saranno sfruttate nella loro interezza. In tal caso più che a un’unica biblioteca centralizzata sarebbe opportuno immaginare più biblioteche suddivise per aree specifiche che però siano sufficientemente grandi da poter fornire una elevata qualità di servizi e di interagire in modo virtuoso con la nuova BUG. Il secondo punto riguarda il destino della storica Libreria del Collegio gesuitico e della loro chiesa che, una volta terminato il trasloco della BUG, dovranno diventare una parte importante del patrimonio storico artistico dell’Ateneo. Su quest’ultimo aspetto si ritiene utile segnalare una lettera, partita più di ottanta anni fa per Torino e che ancora aspetta una risposta.

Renato Iannachino
Biblioteca della Scuola di Scienze umanistiche

(1) L’antica biblioteca del Collegio, situata a fianco dell’Aula della Meridiana all’interno, quindi, del palazzo del rettorato è uno spazio perfettamente conservato di straordinaria bellezza. In questa foto, scattata negli anni Trenta, è possibile riconoscere anche il quadro collocato nella volta: si tratta dell’allegoria della Divina Sapienza in compagnia delle arti liberali, un dipinto del pittore Paolo de Matteis che negli anni Cinquanta verrà spostato in Aula magna. Nella biblioteca del Collegio coesistono (intrecciati tra di loro) tre significativi valori culturali: il primo è quello che il libro in sé possiede, il secondo è quello che assume come tassello di una specifica collezione, il terzo perché è parte di uno spazio fisico storicamente determinato. La conseguenza è che qualunque ipotesi di smembramento sarebbe da considerare pura follia.

(2) In questa pianta del 1773, che raffigura il piano oggi occupato dagli uffici del rettorato, è possibile individuare dove sia tuttora situata quella che è stata la libreria del collegio dei padri gesuiti.

(3) Piccola guida: al lato sinistro del piano dove ora si trovano gli uffici del Rettore, un tempo riservato alla clausura dei padri. Salendo lo scalone e girando a sinistra s’incontra l’oratorio domestico dei Gesuiti (oggi Sala ligure) proseguendo lungo il corridoio (un tempo chiamato di Sant’ Ignazio); alla destra troviamo quelle che furono le celle dei padri (oggi uffici); continuando lungo il corridoio raggiungiamo l’antica sala domestica dei padri (un luogo a metà tra sala dei professori e biblioteca privata). oggi nota come Aula della Meridiana. Adesso la visita finisce qui ma, non era così nella metà del secolo scorso, perché dalla sala della meridiana era possibile proseguire per una galleria riccamente decorata a stucchi e raggiungere la Libreria del collegio. Giova segnalare che tutto il percorso si svolgeva restando all’interno di quella che è stata la zona di clausura dei padri; gli studenti, invece, potevano raggiungere la libreria seguendo un percorso esterno alla zona riservata ai loro docenti.

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